Guerra in Ucraina, la diplomazia Usa Cina
di Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi - giovedì 17 marzo 2022 ore 07:30
Dalla via commerciale della seta a quella della pace, la deviazione di percorso potrebbe essere breve, e necessaria.
La Cina nella questione Ucraina per ora mantiene un sostanziale approccio neutrale, per non dire ambiguo. Con il leader Xi Jinping praticamente tirato per la manica della camicia sia da Putin che da Biden. Anche se il primo pare essere in vantaggio sul secondo, almeno dopo la formalizzazione dell'asse delle relazioni, in occasione della cerimonia d'apertura dei recenti Giochi olimpici invernali. Dove, i due capi di stato hanno ricucito vecchi dissidi e di fatto siglato un nuovo patto, segreto.
Putin, con molta probabilità, ha presentato il suo disegno egemonico. Ricevendo, quasi certamente, un tacito nulla osta da parte del “compagno” Xi. Cosa il successore di Mao Zedong abbia chiesto in cambio allo zar è una domanda a cui nessuno ad oggi può dare una risposta. A fare chiarezza ci penserà il tempo. Intanto, in queste ore di frenetica diplomazia internazionale gli USA hanno sondato la controparte asiatica in un vertice ufficiale tenutosi a Roma. Quartiere Balduina, hotel Cavalieri Waldorf Astoria, in una scarna sala sotterranea ha avuto luogo l'incontro tra le delegazioni di Washington e Pechino.
8 ore di riunione a porte chiuse. Il mini summit, che era già stato calendarizzato ben prima dell'invasione russa, segue i faccia a faccia in Alaska, nel marzo del 2021, e quello in Svizzera lo scorso ottobre. In un quadro di rapporti che possiamo definire teso, come non mai negli ultimi 50 anni di storia. Durante il quale ha retto, tra alti e bassi, la pax tessuta dal repubblicano Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza della Casa Bianca dell'allora presidenza Nixon. Ruolo che nell'era della pandemia riveste Jake Sullivan giovane funzionario di provata fede obamiana, negoziatore nel 2015 agli accordi sul nucleare con l'Iran e poi approdato, o reclutato, nello staff di Biden. Insomma, un pezzo da novanta dell'amministrazione, ed élite democratica, mandato in una difficile missione di “avanscoperta” romana.
Ai colloqui, comunque, la controparte inviata dal partito comunista cinese non era da meno: Yang Jiechi. Settantenne. Membro dell'ufficio politico del Politburo, indiscusso capo della diplomazia, regista occulto del programma di espansionismo imperiale di Xi Jinping e già ambasciatore in USA ai tempi di Bush junior. In passato, Sullivan e Jiechi, che ben si conoscono, non si sono risparmiati reciproche stoccate. Confronti definibili sicuramente poco cordiali. D'altronde, Jiechi è riconosciuto come un falco delle politiche anti-statunitensi.
Questa volta il nodo del contenzioso tra Oriente ed Occidente è un problema non marginale, chiarire una volta per tutte la posizione della Cina nella guerra Ucraina. Se Pechino ha deciso di fornire un sostegno economico, finanziario e militare alla Russia i nemici alle porte diventano due. E, tutto si complica. Quello che ci è dato sapere dal dialogo tra Jiechi e Sullivan è che c'è stato “uno scambio di opinioni sincero e diretto”. Speriamo sia una cosa buona.
Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi