Spettacoli giovedì 07 dicembre 2017 ore 13:40
Occhi di gatto, in mostra 1000 modi di dire "miao"

Si intitola "Sguardo felino" la rassegna artistico-culturale che fino al 28 gennaio porta nella capitale il mistero di un rapporto lungo millenni
ROMA — Uno status di sospensione che gravita tra sogno e veglia, conscio e inconscio, seduzione ed enigma, magnetismo e allusione: è lo Sguardo felino a cui a Roma si dedica una rassegna artistico-culturale che fino al 28 gennaio porterà nella Cappella Orsini Lab i mille modi di raccontare un rapporto - quello tra esseri umani e gatti - che affonda le sue radici nella notte dei tempi.
La kermesse, spiega una nota Enpa, è appena stata inaugurata con una lettura di Piera Degli Esposti e con la partecipazione di Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Ente di protezione animali.
Via via nel calendario dell'iniziativa scorreranno la mostra di pittura Interno Felix di Marco Fulvi e la mostra fotografica La Confraternita delle Sfingi di Giorgio De Camillis (5-12 dicembre). Sarà poi la volta della mostra monografica di Fabio Pellicano dal titolo Animalmente-Dipinti e fotografie di animali da proteggere (13-21 dicembre). Dal 22 dicembre 2017 al 28 gennaio 2018, poi, ecco la mostra collettiva intitolata Felinoteca.
"La capacità di colpire con lo sguardo è una caratteristica peculiare dei felini, appartenenti alla famiglia dei felidi - spiega la nota - nei quali l’istinto predatorio ha favorito tutto ciò che acutizza la visione ottimale. Lo sguardo è, quindi, direttamente collegato alla sopravvivenza, perché è attraverso gli occhi che si individua la preda, ossia il cibo. Ed è anche lo specchio degli istinti più profondi: nei felini la pupilla si apre e chiude rispetto all’intensità delle emozioni oltre che della luce".
"L’apparente imprevedibilità ha favorito l’assimilazione tra il gatto e la donna. I Faraoni e la stessa Cleopatra, per il trucco degli occhi, si ispiravano alla divinità egizia Bastet, con corpo umano e volto di gatta. Pare che il nome stesso della dea alludesse agli unguenti profumati, che nell’antico Egitto rappresentavano quel sentore di immaterialità ben simbolizzato dalla capacità seduttiva del profumo".
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