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Attualità martedì 02 febbraio 2021 ore 15:25

Moria di delfini, escluso il morbillo

Proseguono le analisi per individuare la causa di morte dei cetacei spiaggiati sulla costa toscana e all'Elba da Ottobre 2020 a Gennaio 2021



FIRENZE — L'Arpat ha aggiornato la situazione degli spiaggiamenti di cetacei registrati in Toscana nell’ultima parte del 2020 con gli esiti delle prime analisi condotte sui 12 esemplari recuperati dall’inizio di ottobre al 31 dicembre dalla rete regionale dell’ Osservatorio Toscano per la Biodiversità della Regione Toscana e analizzati nel dettaglio dal gruppo di lavoro costituito dal personale del Settore Mare di Arpat, dell’Università di Siena, dal veterinario dell’Istituto Zoprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana, sede di Pisa e dai tecnici dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena.

Dall'inizio di Ottobre fino al 31 Dicembre 2020 sono stati registrati 18 casi di spiaggiamenti di cetacei lungo le coste Toscane, 12 appartenenti alla specie stenella striata (Stenella coeruleoalba), 5 al tursiope (Tursiops truncatus) ed 1 esemplare è rimasto indeterminato a causa del pessimo stato di conservazione della carcassa. Tre delfini sono stati subito smaltiti a causa dell’avanzato stato di decomposizione; in altri tre casi i delfini erano comunque estremamente decomposti e questo ha consentito solo un campionamento parziale di alcuni tessuti  e solo per una stenella è stato possibile prelevare lo stomaco con il suo contenuto. Altri esemplari erano invece appena morti (tre erano vivi la sera precedente).

Dall'inizio di Gennaio 2021, a causa delle cattive condizioni meteo che hanno favorito lo spiaggiamento di tre esemplari in soli due giorni, si registrano altri 4 cetacei spiaggiati, 3 all’Isola d’Elba ed 1 a Piombino. Solo 2 esemplari di stenella sono stati recuperati all’Isola d’Elba e per uno di questi ritrovato in buono stato di conservazione sarà possibile effettuare le analisi virologiche da parte dell’’Istituto Zoprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana.

L'Arpat spiega che le analisi virologiche eseguite dall’ ’Istituto Zoprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana sede di Pisa hanno dato esito negativo per la presenza di Morbillivirus e Brucella negli animali analizzati, ma risultano comunque ancora in corso ulteriori approfondimenti di tipo batteriologico, istologico, virologico e tossicologico.

Tuttavia alcune ipotesi, secondo l'Arpat, possono essere fatte sulle cause di morte sulla base di alcuni indizi emersi dalle analisi: 

- tre esemplari sono stati probabilmente catturati da attrezzi da pesca, sia per la presenza di una cima intorno alla coda, sia per la presenza di parecchio cibo nello stomaco, che indica una buona condizione dell’esemplare prima della morte;

- tre esemplari erano giovani, probabilmente ancora allattati, ai quali verosimilmente è mancato il supporto della madre;

- gli altri sei/sette avevano lo stomaco semivuoto e mostravano un certo grado di magrezza, probabile indice di una patologia.

Risalire alle esatte cause di morte dei delfini spiaggiati in Toscana negli ultimi mesi del 2020, come anche è stato per eventi analoghi negli anni passati, risulta estremamente difficile, poiché spesso non possiamo disporre di tutte le informazioni necessarie. Come ha spiegato la dottoressa Terracciano dell’IZSLT di Pisa, referente nazionale della rete spiaggiamenti cetacei in Toscana, in bibliografia si riferisce che per gli animali selvatici si riesce a risalire alle cause di morte al massimo nel 50% dei casi, perché le variabili da considerare sono molte e tutti i fattori sono interconnessi e spesso sono legati all’azione dell’uomo, ma soprattutto allo stato di conservazione delle carcasse, che non risulta sempre ottimale per svolgere tutte le analisi necessarie per la comprensione dell’evento.

ln conclusione, come riferisce l'Arpat, il numero degli spiaggiamenti registrato negli ultimi tre mesi del 2020 è un po’ più alto rispetto ad un periodo analogo degli ultimi 5 anni, ma solo per sei-sette casi si può ipotizzare una probabile patologia escludendo comunque il morbillivirus dei delfini

Soltanto l’attenta e capillare attività di monitoraggio degli spiaggiamenti portata avanti dalla rete regionale dell’ Osservatorio Toscano per la Biodiversità che permette di raccogliere importanti campioni di organi e tessuti, o il contenuto stomacale degli esemplari più integri, consente di supportare ipotesi sulle cause di mortalità, e quindi di identificare le pressioni ritenute più pericolose: catture accidentali della pesca, collisioni con natanti, contaminazione chimica, inquinamento acustico, presenza di micro e macroplastiche ecc.


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