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Altri mercoledì 04 maggio 2016 ore 06:30

I cervi? Non solo un problema della montagna

Si spingono fin nella piana gli ungulati che di norma vengono relegati a questione di competenza montana. E i danni sono per migliaia di euro



SAN MARCELLO PISTOIESE — Non più solo negli orti di montagna, ma anche nei vivai della piana pistoiese. Addirittura a due passi dallo svincolo autostradale. Stiamo parlando dei cervi. Poi ci sono i piccioni che spazzano via in poche ore interi campi di girasole. Per non parlare del classico dei classici, cioè il cinghiale. 

A denunciare la presenza degli animali e i danni da essi provocati è Coldiretti Pistoia. “È desolante verificare come le piantine di mais o girasole che in questi giorni stanno spuntando nella piana attorno al Padule e in tutta la provincia - spiega Michela Nieri, presidente di Coldiretti Pistoia -, vengano devastate due o tre volte. Riseminareun campo diventa un costo che non si può tollerare”.

A conti fatti, si tratta di danni per migliaia e migliaia di euro che non vengono risarciti.

“La situazione, già grave da anni, è ulteriormente aggravata da una fase di buco normativo - continua Nieri- che non permette l'intervento 'd'urgenza' della squadre di selezione. Una fase di incertezza che determina costi impropri a carico dei produttori agricoli”.

Il disastro nei campi, nei vigneti, nei vivai, in piano e in altura continua ed è in ampliamento. E i danni non sono solo per il settore agricolo. “Cinghiali, cervi e altri animali che insistono su zone improprie mettono a rischio la circolazione sulle strade principali e non sulle rèdole, i viottoli erbosi fra i campi - aggiunge Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Pistoia- Coldiretti sta conducendo un'azione a livello istituzionale per portare a definitiva soluzione il problema, che si risolve solo limitando a livelli fisiologici il numero di ungulati, piccioni ed altre specie”.

La Regione Toscana si è dotata di una legge obiettivo, e ora si stanno definendo i meccanismi di intervento finalizzati alla prevenzione e al contenimento dei danni alla colture agricole da parte di cinghiali, caprioli, cervi ed ungulati in genere nei periodi al di fuori della caccia. “Ma al momento i meccanismi ipotizzati sono burocratici e non sono funzionali -spiega Ciampoli- Incontreremo gli organi regionali nei prossimi giorni, e chiederemo la cessazione di questa inaccettabile fase di stallo e l'adozione di meccanismi adeguati a tutelare il lavoro ed il sudore di chi sta nei campi”.


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