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Altri giovedì 03 marzo 2016 ore 14:00

Tre razze pisane a rischio estinzione

La pecora pomarancina è a rischio estinzione

Il Mucco Pisano, la Pomarancina e il cavallo di Monterufoli rischiano di sparire. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti



POMARANCE — Tre razze pisane a rischio estinzione. Il mucco Pisano, la pomarancina e il cavallo di Monterufoli sono le razze animali che avrebbero tutte le carte in regola per salire sull’Arca di Noè. Il loro numero, ancora troppo fragile per garantire una continuità nel tempo, le ha confermate tra le venti razze toscane che rischiano di sparire dalla faccia della terra.

E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Pisa sulla base dei dati forniti dall’Associazione Regionale Allevatori in merito all’allarme lanciato dalla Fao secondo cui il 17 per cento delle razze nel mondo rischia l’oblio, per sempre, mentre un altro 60 per cento, è in stato di rischio sconosciuto per mancanza di dati sulla dimensione e la struttura della popolazione (info su www.pisa.coldiretti.it).

E’ solo grazie all’impegno e al lavoro degli allevatori per garantire una straordinaria biodiversità e alle risorse messe in campo dal Piano di Sviluppo Rurale per favorire la crescita della popolazione nella nostra regione di alcune particolari razze che appartengono alla nostra storia e tradizione zootecnica che queste particolari razze hanno ancora un futuro davanti.

“I nuovi sbocchi commerciali garantiti dalla rete dei mercati e dalle fattorie di Campagna Amica - spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Pisa - hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà. Razze a rischio di estinzione che altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione con il canale della vendita diretta, della trasparenza, della tracciabilità e della territorialità hanno un ruolo nella filiera e nei mercati. Le razze autoctone presenti sul nostro nostro territorio racchiudono, oltre che un importante valore economico, la nostra storia, la nostra cultura e la nostra biodiversità”.

Tra i bovini il mucco Pisano o pisana, figlia dell’incrocio tra la chianina e la bruna alpina, merita un posto nella classifica italiana e toscana con poco meno di 500 esemplari. Negli anni ’80 erano meno di 100. Sfogliando i dati si scopre che sull’Arca di Noè toscana sono saliti la Pomarancina (1.780 capi) riunita anche essa in un consorzio molto operoso nato nel 2008 che ne valorizza la carni e di cui fanno parte una decina di allevatori della Val di Cecina ed il celebre cavallo monterufolino della Contessa Wrangler, moglie di Ugolino della Gherardesca.

Una razza molto diffusa nell’area delle Colline Metallifere, nell’entroterra pisano, un tempo usato per il trasporto a sella o a calesse, e addirittura nel circo. La storia di questo equino risale agli inizi del 1900. In questi anni Coldiretti, insieme all’associazione Regionale Allevatori, ha lavorato per ampliare e per assicurare, attraverso il Piano di sviluppo rurale della Regione Toscana, contributi finanziari agli allevatori che costituiscono l’elemento indispensabile per evitare estinzione ma anche per creare nuove opportunità.

“A fianco del recupero genetico - spiega Diego Stiaccini, Presidente Provinciale degli Allevatori - è stato importante legare tutta la parte della commercializzazione delle carni e dei prodotti derivati. Ciò nonostante le difficoltà non mancano: il Mucco Pisano sta vivendo una nuova stagione di preoccupazione a causa della chiusura di alcune stalle mentre la Pomarancina, che da un lato ha riportato la zootecnia in aree del nostro territorio svantaggiato perché hanno caratteristiche di adattabilità e sostenibilità ambientale del 100 per cento vivendo completamente al pascolo, subiscono dimezzamenti da parte dei lupi e canidi. Sono il loro piatto prelibato”.

Non è un caso se, tra i 54 progetti del pacchetto giovani che saranno finanziati, ci sono anche allevamenti e caseifici per la produzione di formaggio e latticini under 35. “Dal recupero di un mestiere antico come quello dell’allevatore passa la salvaguardia del nostro patrimonio paesaggistico ed ambientale poiché spesso, la presenza di allevamenti, coincide con insediamenti nelle zone più marginali e svantaggiate - commenta Aniello Ascolese, direttore Coldiretti Pisa - Negli ultimi venti anni abbiamo assistito, quasi impotenti, alla progressiva chiusura degli allevamenti e alle difficoltà di un ricambio generazionale. Il trend si è invertito anche grazie alla riscoperta di razze, mestieri e produzioni che attraverso la vendita diretta e Campagna Amica incontrano il consumatore, generando positivi risultati economici e favorendo nuovi investimenti. Possiamo quindi affermare che, le nostre razze sono sempre più lontane dall’estinzione”.


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