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Altri giovedì 10 dicembre 2015 ore 09:00

Ecco come ti placo un cane feroce

Rossella Ricci, educatrice cinofila, ha aperto un campo di addestramento. I consigli dell'esperta per evitare "incidenti" a quattro zampe



COLLESALVETTI — Non c'è cane, per quanto temibile, che non possa essere addestrato. Non c'è segugio, per quanto aggressivo, che non possa essere placato. Sembra essere questa la lezione che emerge dai racconti di Rossella Ricci, educatrice cinofila originaria di Livorno e residente a Collesalvetti. Una storia che racconta come sia possibile pacificare un cane inferocito mentre cerca di azzannarti, o come si possa trasformare un “teppista a quattro zampe” in un angelo per la ricerca di cuccioli smarriti.

“Non esistono cani cattivi, basta saperli educare” è la parola d'ordine di Rossella. I trucchi per crescere un cane obbediente valgono per tutte le razze, spiega l'educatrice, che a Collesalvetti ha fondato il campo di addestramento Rudy's Dream e nella sua carriera di esperienze avventurose e cani problematici ne ha incontrati a bizzeffe.

La prima regola è farsi rispettare: “Soprattutto se amate i cani generalmente considerati pericolosi" avverte Ricci, che preferisce non citare nomi di razze specifiche: "Certi tipi di cane - spiega - vengono additati come feroci e quindi presi di mira, bollati come mostri o chissà cosa, ma possono essere estremamente dolci se educati a dovere". Il trucco è non viziarli: "Farsi rispettare come capobranco - continua la cinofila - evitare di assecondarne ogni capriccio, altrimenti diventano incontrollabili”. Il che, con certi cani, equivale ad andarsene a spasso con una pistola senza la sicura.

Rossella lo ha sperimentato di persona, dopo essere rimasta per un'ora circa nel mirino di un animale in stato confusionale, in una notte di tempesta, mentre la provocava a colpi di zanna per poterla attaccare e completare l'opera. Ma questo - saper gestire le situazioni d'emergenza - viene dopo. Prima c'è l'amore spontaneo verso gli amici a quattro zampe.

“Una passione che risale all'infanzia – racconta Rossella – e che i miei genitori non assecondavano perché mia madre li temeva profondamente. Io me ne andavo in giro con un peluche al guinzaglio in segno di protesta. Un giorno (avevo 19 anni) il mio fidanzato ne ha vinto uno vero al luna park”. Rossella non resiste, sfida l'autorità dei genitori. Bufera all'inizio, poi le acque si calmano e la bestiola di nome Rudy fa breccia nel cuore della madre.

“Rudy è vissuto con me per 15 anni – continua Rossella – con lui abbiamo condiviso momenti importanti. Dopo che se ne è andato è arrivato Romeo”. Con lui sono cominciati i guai: “Era un pazzo, ha morso una signora in bici e mia zia, infliggendole una ferita da 7 punti alla gamba". Un'altra famiglia l'avrebbe fatto sopprimere, Rossella invece non vuole rassegnarsi e si mette in cerca di un rimedio.

Incontra un educatore che riesce a placare Romeo e la ispira a intraprendere la stessa carriera: “Ora Romeo è un angelo – spiega Rossella – facciamo esibizioni negli asili, a Livorno è la mascotte della scuola d'Azeglio, è addestrato alla ricerca di bambini e cani scomparsi. A Montenero, dopo due notti, abbiamo ritrovato Mia, una meticcia sperduta nei boschi”.

L'altra indimenticabile esperienza è una notte ad alta tensione: “Mi era stato affidato un esemplare apparentemente mansueto. Dopo averci passato del tempo l'ho lasciato in custodia ai miei genitori e sono uscita”. Ma ecco l'imprevisto. Un violento temporale impaurisce l'animale: “Il cane è impazzito – ricorda Rossella – hanno cercato di placarlo, ma lui ha attaccato e i miei si sono rifugiati in una stanza”.

Comincia l'assedio. Il cane è il libero di muoversi fra la casa e il giardino: è qua che Rossella lo incontra. “L'importante è non muoversi, non fornire una scusa per attaccare – insegna – così sono rimasta immobile”. I primi avvertimenti del pit bull sono dei morsi alle caviglie. Anche in questo caso Rossella non si muove.

Passano i minuti. Un'ora sgocciola via lenta e gli avvertimenti del cane si fanno via via più minacciosi: “Testa giù, spalle curve, mento in basso” è la posizione giusta. Allora il cane, confuso, tenta un altro approccio: vuole sottometterla. “Questo era il segnale che avevo il coltello dalla parte del manico – spiega Rossella – e che potevo scacciarlo. Poco dopo eravamo sdraiati insieme sul divano”.

Conclusione: "I cani hanno bisogno di un padrone, prima che di un amico. È necessario garantire una gerarchia e non far sentire il cane il primo della famiglia”. Tutto il contrario: “Per quanto amato, deve essere consapevole che prima vengono gli altri, altrimenti, caricato di eccessiva responsabilità, potrebbe diventare iperprotettivo, geloso, e quindi aggressivo”.


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