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Millenni di orso marsicano diventano uno studio

A partire da 50 esemplari appenninici si dipana una ricerca internazionale, ma a guida italiana, sulla loro evoluzione attraverso l'analisi dei genomi

L'orso bruno marsicano è geneticamente meno aggressivo

Millenni di orso bruno marsicano diventano uno studio internazionale a guida italiana: esce oggi sulla rivista dell’Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti Pnas la ricerca coordinata da Giorgio Bertorelle dell'università di Ferrara condotta sul genoma della popolazione residua di 50 orsi appenninici, gli orsi bruni marsicani che vivono nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm).

Lo studio, grazie all'analisi di genomi completi, rivela una storia evolutiva complessa fatta di crolli demografici - uno, importante, addirittura 3-4.000 anni fa - ma anche di un'inattesa diversità nei geni del sistema immunitario e olfattivo, nonché aspetti comportamentali e morfologici specifici.

La ricerca - voluta dal Pnalm e dall’università di Roma La Sapienza per approfondire le conoscenze sull’orso marsicano - è stata realizzata utilizzando campioni ematici raccolti da animali catturati a scopo di ricerca. E' da quei campioni che sono stati sequenziati i genomi.

Tra le particolarità rilevate attraverso lo studio c'è una mutazione dei geni che regolano l'aggressività in cui l'orso appenninico si differenzia dagli altri orsi europei: "Queste mutazioni - spiega la nota con cui il Pnalm presenta la pubblicazione - probabilmente accumulatesi per caso, potrebbero avere reso meno aggressivo il comportamento degli orsi nella piccola popolazione appenninica". 

"Non si conoscono casi di attacco diretto all’uomo - dice Paolo Ciucci de La Sapienza - e questa maggiore docilità potrebbe aver mitigato la percezione di minaccia da parte delle popolazioni locali e quindi la persecuzione dell’orso marsicano". E forse è anche qui il segreto della sua sopravvivenza.