Cavalli

Ai cavalli islandesi d'Islanda solo nomi islandesi

Quello che pare uno scioglilingua è la nuova regola imposta per iscrivere l'equino ai registri ufficiali. Questione di tutela culturale

Nuove regole per i cavalli islandesi

Ai cavalli islandesi in Islanda solo nomi islandesi: non è uno scioglilingua, bensì la nuova regola imposta dal comitato che tiene i registri ufficiali e validata dalla Federazione Internazionale delle Associazioni dei Cavalli delle Isole (Feif). Il motivo? La tutela del patrimonio culturale islandese di cui questa razza di cavalli fa parte a pieno titolo.

Proprio il cavallo islandese, così come la pecora, è un po' il simbolo d'Islanda. Piccolo di stazza e dalle cinque caratteristiche andature (passo, trotto, galoppo, ambio e corsa leggera), senza un nome di schietta origine islandese gli esemplari non avranno più accesso ai registri ufficiali. Il motivo per questa decisione è stato spiegato con un doppio ordine di ragioni: mondare il registro dai nomi brutti e bruttissimi da un po' in qua imposti ai cavalli, e contentare gli acquirenti che non vogliono saperne di comprare un cavallo islandese dal nome straniero.

Del resto, il cavallo islandese è una specie tutelata fin dal 1909, con tanto di divieto di importarne degli altri ma anche di far arrivare dall'estero accessori quali briglie e selle. Per celebrare questi animali ogni due anni si svolge il ‘landsmót’, una parata ippica itinerante che è un'occasione di festa collettiva per un cavallo le cui origini sono in bilico tra storia e leggenda.

In quest'ultimo ambito, si racconta che migliaia di anni fa la giumenta Fluga saltasse in acqua da una nave vichinga dopo aver avvistato il paesaggio verde dell'isola, raggiungendone le spiagge e dando così origine alla razza. Storia vuole, invece, che l'Equus scandinavus derivi dai cavalli di Siberia e Mongolia, importati in Islanda dai vichinghi.