“Mafia e cultura mafiosa”: questo il titolo del libro 
scritto da Alberto Rosati, che sarà presentato domani, venerdì 27 
maggio, giorno in cui ricorre la strage di via dei Georgofili. Appuntamento
 alle 18 presso Il Mondo dei Libri. A dialogare con l'autore saranno 
Marco Spinelli e Franco Cazzola. L’iniziativa è promossa dalla libreria 
con il patrocinio del Comune.
“Se
 fosse un fenomeno senza radici  nel sociale, la  mafia avrebbe i giorni
 contati: al pari delle Brigate rosse che, prive di  legami col tessuto 
della società, furono isolate e vinte.  I pesci hanno bisogno di acqua 
per nuotare, si disse allora a  proposito dell’appoggio  fornito da 
 poche centinaia di fiancheggiatori  ai  gruppi di fuoco brigatisti.  Ma
 un sistema di  potere come quello mafioso – capace  di  conformarsi al 
mutare dei regimi e delle istituzioni; di  entrare  in simbiosi con  lo 
sviluppo delle forze produttive; di imporre rapporti di produzione 
funzionali ai propri interessi; dotato  di  abilità  mimetiche tali da 
 indurre ancora oggi intellettuali e opinione pubblica a ignorarne la 
natura e a sottovalutarne la pericolosità o, appena ieri, a negarne 
l’esistenza – non si spiega se non collegandolo a radici culturali 
diffuse e profonde. Il mito della sua invincibilità, il suo imporsi 
all‘immaginario collettivo come idra dalle cento teste, piovra dai mille
 tentacoli, araba fenice sempre in grado di risorgere dalle ceneri per 
adattarsi in modo proteiforme alle mutazioni economiche e politiche, 
deriva dalla  incomprensione della natura egemonica della cultura 
mafiosa: che rilascia, a mo’ di precipitato, la mafia come sistema di 
potere. Se quindi – lo sostiene  Gramsci – è un complesso sistema di 
mediazioni e di rapporti a stabilire un‘egemonia, cioè una compiuta 
capacità direttiva; e per la mafia tale sistema si risolve, in Sicilia, 
nei legami organici con la politica, le istituzioni, la burocrazia, il 
mondo del lavoro – in sintesi: con la società civile – che si radicano 
in  una osmosi culturale con l’ambiente pressoché perfetta, la fine del 
contropotere mafioso è destinata a coincidere con la fine di questa 
osmosi: quando sarà ridotto a delinquenza comune estranea al corpo 
sociale, e perciò suscettibile di essere emarginato e sconfitto mediante
 l’uso degli ordinari mezzi repressive”.
Alberto Rosati (www.albertorosati.net)
 ha insegnato Filosofia e Storia al Liceo scientifico “Leonardo” di 
Agrigento. Da questa esperienza – ultraventennale – deriva l’argomento 
di “Mafia e cultura mafiosa”. E’ insegnante nella sezione sperimentale 
linguistica dell’Istituto magistrale “S. Giovanni Bosco” di Colle Val 
d’Elsa.