In Spagna estate fa ancora rima con los toros. L'università di Extremadura ha calcolato in 1,6 miliardi di euro - circa lo 0,6 per cento del Pil - il giro d'affari generato da corse dei tori e corride, settore che occupa 200mila persone. Ma se il business legato prevalentemente al turismo non accusa flessioni, sale anche la temperatura della protesta che oggi, a una settimana dai San Fermines di Pamplona, ha portato gli animalisti a occupare il centro del capoluogo della Navarra.
Hanno cantato. Hanno ballato. Hanno sfilato dietro agli striscioni in cui campeggiava un toro stilizzato e lo slogan "Non lasciarmi solo". Loro, gli animalisti, non mollano. Anche perché i sondaggi indicano che la popolazione spagnola non sarebbe più così affezionata a questa tradizione. Anzi: il 58 per cento dei cittadini sarebbe pronto a rinunciarvi, a fronte di uno zoccolo duro di tradizionalisti ormai ridotto al 19 per cento.
Corride e corse, invece, non calano. Quasi ogni borgo ha le sue, che attirano turisti da tutto il mondo. E se a una tradizione discutibile e discussa molti potrebbero rinunciare, non così agli affari.