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Altri martedì 17 febbraio 2015 ore 15:35

Tutto il mondo è Valdera - capitolo 1, Sarah

Sarah Mayer, 31 anni
Sarah Mayer, 31 anni

Dopo la rubrica Valderesi all'estero, ecco il percorso contrario: il nostro territorio visto con gli occhi indiscreti di chi arriva da fuori



PONTEDERA — Suona il violino, e se siete di Pontedera vi sarà capitato di vederla passare a piedi con la custodia a forma di violino e il passo svelto.

Sarah Mayer, 31 anni, ha trascorso sette anni in Valdera, tra Lari e Pontedera prima di tornare a Salisburgo dove sta ottenendo due lauree, una in pedagogia di musica e danza, l'altra in pedagogia teatrale al prestigioso istituto Mozarteum.

Dall'immigrazione come risorsa a via Roma, dove abitava, piena di situazioni diverse Sarah racconta la sua Valdera.

Dopo la rubrica Valderesi all'estero in cui ragazzi e ragazze della zona raccontavano la loro vita fuori dall'Italia ecco il percorso inverso: Tutto il mondo è Valdera ovvero il nostro territorio visto da occhi indiscreti.

Tutto il mondo è Valdera – capitolo 1, Sarah

Quando hanno messo piede in Valdera erano già adulti. Vengono da varie parti del mondo come Austria, Argentina, Albania e Iran. Arrivano in Toscana per passione, per lavoro, per amore, per fuggire da altre realtà. E raccontano la Valdera con l'occhio indiscreto di chi arriva da fuori. Possono notare cose che a chi vive qui da sempre sembrano normali.

Da dove arrivi Sarah? Quanto hai abitato in Valdera?

“Vengo da Salisburgo e ho vissuto in Valdera per sette anni. Nell’estate 2007, appena compiuto 24 anni mi sono trasferita a Lari, dove ho vissuto per poco più di due anni e poi mi sono trasferita a Pontedera dove ho vissuto fino all’estate 2014. Sono arrivata per colpa del mio spirito sognatore.

Quando ero piccola andavo a scuola in treno e ogni mattina salivo su un ponte sopra la stazione per guardare i treni che partivano e sparivano nella nebbia e nella luce del mattino. Era già da lì che sapevo che un giorno avrei vissuto una vita diversa, strana, irrazionale, onirica. Come una poesia. Ecco, così la mia vita non è diventata un manuale d’istruzione, né un articolo scientifico, ma una poesia”

Raccontaci il tuo sbarco in Valdera...

“Un giorno d’estate un mio amico musicista mi chiamò e mi disse: “Sarah, hai una settimana libera? Mi puoi registrare delle voci per un disco che sto registrando in Italia? È vicino al mare, ti piacerà.”

Sono partita subito. Inizialmente mi sono innamorata del posto, poi anche di un musicista della zona, siamo diventati una coppia e due anni dopo, appena laureata, mi sono trasferita in Valdera”

Da quando sei arrivata fino all'anno scorso hai sempre svolto la stessa attività?

“La mia vita in Italia è sempre stata caratterizzata da varie avventure legate alla rincorsa del denaro per poter appena sopravvivere. Il primo lavoro in Italia con il minimo di padronanza della lingua è stato in un agriturismo servendo dei ricchi turisti. Il mio capo aveva deciso di chiamarmi Betty, perché secondo lui questo nome andava meglio per me. Dopo alcuni lavoretti ho trovato un lavoro part time come educatrice nel centro di aggregazione per adolescenti a Peccioli dove sono rimasta per quattro anni. Nel frattempo ho iniziato a lavorare con vari progetti musicali e artistici.

Dopo qualche anno in Italia avevo imparato l’Italiano fino al punto di poter lavorare come interprete e traduttrice per Inglese, Tedesco e Italiano. Per un brevissimo periodo ho anche lavorato come conduttrice televisiva per un programma sulla cultura musicale nella zona di Firenze e Pisa e per un programma parecchio trash intorno al mondo dei Piercing e Tatuaggi.

Dopo questi quattro anni a Peccioli mi ero un po' stancata del lavoro in un piccolo paesino (ma bello), ho iniziato a lavorare in un liceo a Firenze come assistente di lingua Tedesca, dove cominciai a fare prime esperienze come pedagogista musicale e teatrale.

Parlaci anche di quei lavori che hai definito strani...

“I più strani e spesso più divertenti lavori erano legati al mondo della musica. Per esempio ho suonato su una pista da bowling all'interno della zona militare Americana, poi durante una performance in una banca a Bolzano, uscendo da un enorme Matriosca vestita da Robot salendo su una gru, a 30 metri d’altezza. Ho fatto un concerto durante un funerale di una prostituta nigeriana. Per ultimo ho suonato il mio violino nel bosco di Calcinaia vestita da Trilli (sì, quella di Peter Pan)”

Dove vivevi a Pontedera?

“Ho vissuto in un appartamento in via Roma insieme alla mia bravissima coinquilina Denise e il mio piccolo gatto. L’appartamento era bello dove stava Denise e totalmente caotico dove stavo io. La casa stessa era centrale e carina, con un grande terrazzo, ma vecchia. Il mio quartiere è abbastanza internazionale. I miei vicini di casa erano italiani, albanesi e ucraini; accanto a casa c’era il kebab dei curdi, di fronte c’erano le case dei vari richiedenti asilo africani e una famiglia armena. Pochi passi più in là c’era un copy shop chiamato Wisdom Point, gestito da nigeriani evangelisti”

Qual era la tua giornata tipo?

“La mia giornata era sempre diversa. Seguivo mille progetti e attività diverse. A casa ero raramente.

Una costante però c’era sempre: passavo tante ore al giorno viaggiando, specialmente quando lavoravo a Firenze. Questa mia quotidianità a Pontedera è poi diventata la performance che mi ha fatto passare l’esame di ammissione al Mozarteum a Salisburgo”

Spiegati meglio...

“Ho registrato tutti i suoni che incontravo durante la mia giornata tipo e li ho trasformati in un tappeto sonoro per una performance di danza. Tutta la commissione del Mozarteum era lì ad ascoltare i suoni delle strade e della stazione di Pontedera. Era il mio modo di salutare questa città con una specie di poesia”

Raccontaci un aneddoto su Pontedera

“L'inizio della mia relazione con questa cittadina: ero rimasta senza casa per due mesi ma ero troppo testarda per tornare in Austria. Non volevo finire la mia poesia con: “Siccome ero senza casa sono tornata in Austria.” Mi sembrava brutta come idea. Doveva ancora succedere dell’altro.

Allora giravo con lo zaino sulle spalle e il violino. Avevo ancora pochi amici. Uno di loro, Sandro, era un pontederese che mi ospitò a casa sua, così io conobbi altra gente della zona. Uscendo due tre volte avevo già trovato dei musicisti con quali suonare, qualcuno che sapeva di un appartamento libero, altri che mi invitavano a cenare con loro etc. etc. e così ero entrata nel mulino magico della vita Pontederese.

A Pontedera tutti si conoscono. Per incontrare persone con quali passare del tempo basta uscire di casa. Frequentavo il Caffè Angolo, la Libreria Roma, il cinema Agorá, case di amici o di gente conosciuta per caso, l’Accademia della Chitarra, lo Spazio Nù, l’associazione Eunice e il panettiere sotto casa. Di notte andavo al Link, d’estate al Bocca d’Era o quando la notte era particolarmente buia al Pubbino.

A me non piacciono solo i posti belli. Non definirei per esempio Pontedera come un posto tipicamente bello. Se fosse più piccola la chiamerei un non luogo.

Quali sono i non luoghi di Pontedera?

“Spesso facevo delle camminate lungo l’Era in una zona poco bella. La strada e i dintorni sono grigi e ricordano i paesaggi del film Stalker. Ma era proprio quel vuoto malinconico che apriva la vista per un cielo enorme e la libertà di farci quello che volevo. Un altro luogo così grigio è la strada da casa mia alla stazione. Il marciapiede è quasi completamente mangiato dal tempo. Si passa da un negozietto kitsch per accessori per cani, a una videoteca, a delle prostitute nigeriane o a un negozio cinese. "

Rispetto alla terra dove sei nata, quali sono le differenze climatiche?

“L’inverno in Austria è più freddo e dura di più, abbiamo le montagne alte con la neve, non abbiamo il mare, piove più spesso. Per quanto sia bella l’Austria preferisco il clima italiano”

E lavorative? Quanto è uno stipendio medio adesso nella tua terra di nascita?

“La situazione lavorativa e sociale in Italia è una vergogna. Gli stipendi austriaci sono più alti, i posti di lavoro più sicuri, ci sono meno disoccupati e meno criminalità, ci sono più finanziamenti e più attenzione verso le famiglie, le scuole, la cultura. Non è solo lo stipendio che conta, è la qualità di vita. Con questo non voglio assolutamente dire che l’Austria sia meglio. Credo che l’Italia sia un paese bellissimo, ma la politica lo sta rovinando”

Cosa ti piace di Pontedera e della Valdera?

“Il posto più bello per me non si trova in nessuna guida turistica, è fatto da una raccolta di ricordi di istanti quotidiani in cui mi sono sentita a casa: il divano di R., le mani di M.C., il cielo stellato nella notte di San Lorenzo, l’abbraccio degli uomini che ho amato, l’odore del pane fresco che entra dalla finestra di notte, la sabbia sotto i miei piedi quando cantavo al Sunset, i colori Instagram del cielo sopra Pontedera, i pini di notte, lo scuotere ritmico dei vecchi pullman per andare a Peccioli, il pranzo al Ciao Ciao, le battute dei ragazzini di Peccioli, la Luminara, la macchina di Sandro, i concerti con Luigi, Roberto e Gionata e un luogo immaginario nel mar Tirreno tra un'onda e l'altra”

Come definiresti questi sette anni?

“In qualche maniera la Valdera mi ha cresciuta. Quando sono tornata in Austria dopo aver chiuso questo ciclo della mia vita di sette anni in Italia, mi sono ritrovata cambiata. Ho la sensazione di non appartenere più del tutto a nessuno dei due paesi ormai. E' come se Salisburgo e la Valdera fossero un po' onirici, i paesaggi dell’anima”

Quali sono alcuni aspetti particolari degli italiani che hai notato? Tipo gesti del corpo mentre parlano, oppure che sono persone che ti accolgono o sono fredde, o parlano poco

“Rispetto all’Austria tutto sembra molto più relativo: la puntualità, l’onestà, le convinzioni, il lavoro, i soldi, la politica. Niente è del tutto fisso. Per oggi sì, certo, ma domani… boh. È tutto più ventoso, un giorno il vento tira in una direzione, l’altro giorno in quell’altra. Spesso c’è dietro una forma di opportunismo e quello che alcuni chiamano furbizia. Ci sono tante persone creative, sensibili e particolari. Nonostante il lavoro coraggioso e importante delle femministe Italiane, le donne in questo paese sono ancora poco emancipate. In Europa l’Italia purtroppo è il paese del maschilismo par excellence. All’estero questo fatto è visto come un aspetto molto negativo, mentre in Italia sembra ancora essere una normalità”

Una cosa che però sottolineavi sono le insegnanti di sostegno...

“L’integrazione dei bambini con Handicap funziona meglio in Italia grazie al sistema dell’insegnante di sostegno. Vorrei che ci fosse un sistema simile anche in Austria”

E per quanto riguarda l'immigrazione?

“Ci sono più stranieri che in Austria. Contro il trend della discriminazione di tutto ciò che è diverso, io questo fatto lo vedo come un arricchimento culturale. Ho incontrato tanti immigrati a Pontedera (per me sono semplicemente pontederesi) con i quali mi sono trovata benissimo e che mi hanno accolto con gentilezza e disponibilità. Per me, l’intercultura è una risorsa preziosa di Pontedera”

René Pierotti
© Riproduzione riservata


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