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Altri lunedì 17 agosto 2015 ore 21:16

La Selva vince con Tittia su Polonski

Con tre giri in testa fa conquistare la trentottesima vittoria al popolo



SIENA — Adrenalina mescolata a gioia, amore e lacrime. Questo il mix di sensazioni prima imploso dentro le vene dei senesi e poi esploso in Piazza del Campo quando la Selva ha raggiunto il bandierino conquistando il suo trentottesimo Palio. Ha invaso il corpo dei contradaioli. Prima lentamente. Proviene da secoli di storia. Poi in maniera crescente in questi giorni di Festa che la città, tutta, si trova a vivere in diretta. Si è incastonato in maniera indelebile nell’elica del loro Dna. E’ il cultural gene che si lega a quelli  dei genitori, nonni e avi che vivono ed hanno vissuto questo momento  unico, capace di generare coesione sociale, solidarietà e identità che, in altre realtà, necessitano di percorsi educativi.

Una miscela tutta naturale. Un elemento distintivo che caratterizza il popolo di questa città, testimone senza tempo di tradizioni antiche, mai riesumate a scopo di vetrina pubblicitaria, ma sempre vissute e difese in prima persona.

Lo si è visto da come, in migliaia,  hanno seguito i tre giri sul tufo. Dal legame indissolubile che, mese dopo mese, anno dopo anno, instaurano con la Contrada di appartenenza. Per nascita o, come può accadere, per innamoramento. Non si tratta di un contratto che si traduce in tesseramento. E’ qualcosa che va oltre. Inconcepibile per chi, forse per diffidenza o preconcetto, ha paura di capire cosa significhi amare una corsa. Una Festa. Una tradizione. Il Palio che prende vita da uomini, cavalli, fede religiosa. Tre elementi inscindibili e paritetici.

Dopo essersi allineati fra i canapi: Chiocciola, Lupa, Oca, Selva, Valdimontone, Nicchio, Torre, Istrice, Tartuca, con l’Onda di rincorsa, a partire in testa è stata la Selva inseguita dalla Lupa, Oca e Chiocciola.

Secondi mangiati dalla corsa liberatoria dei cavalli. Frantumati dalle grida che si alzavano da quella meravigliosa conchiglia, simbolo di questa città.

Alla prima curva di S. Martino Giovanni Atzeni, detto Tittia, è ancora in testa, dietro la Lupa, Torre e Oca. Tittia guiderà la Carriera  fino al termine dei tre giri. Tutto inutile per la Lupa e l’Oca che fino all’ultimo hanno cercato di raggiungere l’arrivo.

Con abilità Tittia su Polonski (un castrone sauro di sette anni per la prima volta vittorioso),  ha conquistato il suo quinto Palio facendo esultare, dopo solo 5 anni, il popolo di Vallepiatta che è corso in Duomo a ringraziare la Madonna Assunta in cielo alla quale è dedicata la Carriera di mezz’agosto.

L’attesa del Palio, prolungata di un giorno, a causa della pioggia che aveva reso non sicuro l’anello di tufo, si è conclusa.

Saltati molti pronostici. A nulla sono valsi gli accordi e le speranze di chi pensava di vincere il bellissimo drappellone dipinto da Elisabetta Rogai, “perché l’uomo - citando Marguerite Henry – cerca di predisporre ogni cosa, ma il cavallo… il cavallo conosce una sola legge: quella di vincere!”


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